Sessant’anni dopo il martirio proclamati beati i missionari di Uvira, tra loro padre Luigi Carrara (originario di Cornale di Pradalunga).

AFRICA/REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Uvira (Agenzia Fides) – Proclamati beati i missionari saveriani uccisi in odium fidei durante la ribellione mulelista contro il Governo congolese. A presiedere il rito, celebrato oggi a Uvira sul sagrato della cattedrale di San Paolo, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, in rappresentanza del Papa. A concelebrare anche il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, il vescovo Mitja Lescovar, e diversi altri vescovi giunti dalle zone vicine.

“Sono convinto che il sangue dei nostri beati martiri ci otterrà il dono della pace”, le parole del cardinal Besungu durante l’omelia. Dal porporato anche un appello alla pace: “Basta con le violenze! Basta con le barbarie! Basta con le uccisioni e le morti” sul suolo congolese, “le violenze e le guerre sono frutto della stoltezza”. Per l’arcivescovo di Kinshasa “sono condotte da persone che si allontanano dal cammino dell’intelligenza, da gente insensata, che non ha né timore di Dio né rispetto per l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio”. “Dio non ama le guerre. Dio non ama le violenze. Dio non ama i conflitti. Poiché i conflitti armati avviliscono l’uomo e lo privano della dignità di figlio di Dio. Le violenze, i conflitti e le guerre sono opera del diavolo e dei suoi accoliti che seminano desolazione e morte”.

Parole simili sono state dette all’Angelus anche da Papa Francesco che, affacciato su una rovente piazza San Pietro, ricorda così i nuovi beati: “Il loro martirio è stato il coronamento di una vita spesa per il Signore e per i fratelli. Il loro esempio e la loro intercessione possano favorire percorsi di riconciliazione e di pace per il bene del popolo congolese”.

A salire agli onori degli altari tre missionari saveriani, due sacerdoti e un religioso, e un sacerdote diocesano, uccisi a Baraka e a Fizi, nella Repubblica Democratica del Congo, il 28 novembre 1964. Dopo che il Congo, nel 1960, raggiunse l’indipendenza, iniziò la fase di transizione dal colonialismo franco-belga alla nuova situazione socio-politica caratterizzata da agitazioni che coinvolsero anche la Chiesa cattolica.

Patrice Lumumba, eletto democraticamente e filo-sovietico, fu giustiziato nel 1961 ad opera del colonnello Mobutu che dopo un periodo di turbolenza spartì il potere fra la sua fazione (i Mobutu) e quella dei Kasavubu. Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientrò in Congo dopo un periodo di indottrinamento ideologico e di addestramento militare in Cina, dando vita ad un movimento di rivolta contro le strutture governative di Leopoldville e contro ogni presenza europea. I guerriglieri presero il nome di Simba (in swahili leoni). In questo clima, mentre gli Europei e la gran parte dei Missionari cattolici e Protestanti lasciavano il Congo, i Saveriani decisero di restare.

Tra loro Luigi Carrara (nato a Cornale di Pradalunga il 3 marzo 1933, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1947. Emise la professione temporanea il 12 settembre 1954 e quella perpetua il 5 novembre 1959. Ordinato sacerdote il 15 ottobre 1961, l’anno successivo fu inviato a Baraka. l suo apostolato missionario fu caratterizzato da intimità con Cristo nella preghiera e da servizio incondizionato ai più piccoli ed umili), Giovanni Didonè (nato a Rosà il 18 marzo 1930, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise i voti temporanei il 12 ottobre 1951 e quelli perpetui il 5 novembre 1954. Ordinato presbitero il 9 novembre 1958, l’anno successivo fu inviato a Fizi), Vittorio Faccin (nato a Villaverla il 4 gennaio 1934, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise la professione religiosa l’8 dicembre 1952. Inviato in missione a Baraka nel 1959) e Albert Joubert (nato a Saint Louis de Mrumbi-Moba, allora Congo Belga il 18 ottobre 1908, da padre francese, appartenente alla Guardia pontificia, e madre africana. Ordinato sacerdote il 6 ottobre 1935, dopo aver svolto l’apostolato in varie parrocchie e Diocesi).

Tutti loro furono uccisi il 28 novembre 1964. Intorno alle ore 14:00, davanti alla chiesa di Baraka si fermò una jeep militare da cui scese Abedi Masanga, un capo dei ribelli mulelisti che da mesi occupavano la zona. Costui invitò Fratel Vittorio Faccin a salire sulla jeep e al suo rifiuto, gli sparò al petto uccidendolo. Dopo aver sentito gli spari, Padre Carrara, che stava confessando, si diresse all’esterno della chiesa.

Abedi gli intimò di salire in macchina ma Padre Carrara, alla vista del confratello morto, si inginocchiò davanti al suo corpo e qui fu ucciso con un proiettile alla testa. I cadaveri dei due religiosi furono orrendamente smembrati e un braccio di fratel Vittorio fu portato come trofeo in giro per il villaggio di Baraka da un giovane, appartenente al commando dei ribelli, che poi si convertì.

Dopo questi omicidi, la jeep del colonnello Abedi Masanga ripartì diretta a Fizi, dove giunse in serata. Qui, egli – contro il parere dei capi dei ribelli mulelisti che controllavano la missione e che proteggevano i Padri Saveriani – si diresse alla parrocchia e fece chiamare i Religiosi. Padre Didonè aprì la porta insieme all’Abbé Joubert. Alla vista delle armi Padre Didonè fece appena in tempo a fare un segno di croce, quando il colonnello Abedi Masanga sparò colpendolo in fronte. Subito dopo Abedi sparò anche all’Abbé Joubert, colpendolo al petto. Joubert, ferito, tentò di allontanarsi ma fu raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.

Il processo di beatificazione ha stabilito che essi furono uccisi in odium fidei. I loro omicidi, infatti, accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba. La religione cristiana era stata violentemente contrastata, con chiese saccheggiate, tabernacoli e immagini sacre profanati e si erano verificati episodi di oltraggio e distruzione di simboli religiosi.

La violenza dei Simba si era rivolta non solo verso i religiosi e le religiose bianche, ma anche contro sacerdoti, religiosi e religiose di colore e ciò confermerebbe l’odio antireligioso che li muoveva. I Simba contrapponevano al Cristianesimo la loro religione tradizionale fatta di riti tribali e animisti. L’esecutore materiale degli assassinii, Abedi Masanga, che era cristiano, cambiò radicalmente dopo l’indottrinamento da parte dei cinesi con l’ideologia maoista profondamente anticristiana.

Loro sapevano che alcuni confratelli Saveriani di Uvira erano stati presi in ostaggio dai ribelli e che correvano seri pericoli di vita. Loro stessi erano stati testimoni dei tanti crimini dei ribelli Simba. Erano consapevoli dei rischi e la loro decisione di rimane al proprio posto nonostante tutto, conferma la loro disponibilità ad accettare il martirio pur di non abbandonare i fedeli e la missione. Anche l’Abbé Joubert manifestò la sua disponibilità al martirio

Il martirio è stato per tutti e quattro il coronamento di una vita spesa interamente per il Signore e per il prossimo. (F.B.) (Agenzia Fides 12/8/2024)

Festa dei santi Anna e Gioacchino

IV Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

Domenica 28 luglio 2024 (due giorni dopo la festa dei santi Gioacchino e Anna, nonni di Gesù) si celebrerà la IV Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Il tema scelto dal Santo Padre, “Nella vecchiaia non abbandonarmi” (cfr. Sal 71,9), intende sottolineare come la solitudine sia, purtroppo, l’amara compagna della vita di tanti anziani che, spesso, sono vittime della cultura dello scarto.

Nell’anno di preparazione al Giubileo, che il Santo Padre ha scelto di dedicare alla preghiera, il tema della Giornata è tratto dal Salmo 71, l’invocazione di un anziano che ripercorre la sua storia di amicizia con Dio.

La celebrazione della Giornata, valorizzando i carismi dei nonni e degli anziani e il loro apporto alla vita della Chiesa, vuole favorire l’impegno di ogni comunità ecclesiale nel costruire legami tra le generazioni e nel combattere la solitudine, consapevoli che – come afferma la Scrittura – “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2,18).

Dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

… Kyrie eleison

Verrà inaugurata giovedì 21 marzo alle 10 “malgrado tutto… Kyrie eleison”, esposizione di opere sulla Misericordia e sulla Passione di Cristo nella visione dell’artista bresciano Giuliano Pe. L’allestimento, che accompagnerà i giorni della Settimana Santa e della Pasqua, sarà visitabile dal 22 marzo all’8 aprile nel porticato e nella chiesa di sant’Anna in via Mazzini.

Carnevale 2024

ATTENZIONE!
Causa previsto maltempo, la sfilata e la festa di Carnevale è posticipata a domenica 18 febbraio.
Passaparola…

Vi aspettiamo tutti ad Albino, per una festa indimenticabile! Siete pronti? Vivremo una grande operazione più che matematica: sarà divertimento quale risultato dell’addizionata complicità dei quattro elementi e dei quattro oratori: Albino, Bondo Petello, Desenzano e Comenduno. Non puoi mancare!

L’albero di Natale all’uncinetto

I lavori all’uncinetto sono tornati di tendenza ad Albino. Il bellissimo albero di Natale di Comenduno dello scorso anno ha ora altri lavori altrettanto belli a fargli compagnia; sono i presepi all’uncinetto esposti al maglio Calvi, sempre a Comenduno, e i certosini addobbi dell’albero di Natale del nostro Oratorio. 

Relativamente a quest’ultimo lavoro abbiamo incontrato alcune delle esecutrici dell’opera, che sono: Liliana, Donatella, Silvia, Giuseppina, Teresina, Luisa e Manuela; ma c’è anche una quota azzurra, Jack, che ha aiutato nell’allestimento dell’albero. 

«Siamo un gruppetto di donne “diversamente giovani” – così si presentano -, abbiamo allestito un albero di circa due metri d’altezza e lo abbiamo decorato con stelle, palle, angeli e addobbi vari, tutti realizzati all’uncinetto».

«L’anno scorso, ma anche quest’anno, ho lavorato alla realizzazione dell’albero di Comenduno – aggiunge Liliana -, successivamente un’amica ha proposto di pensare a qualcosa anche per Albino. È nato così un candido abete natalizio che rallegra tutte le persone che entrano in Oratorio».

Le uncinettine albinesi si sono ritrovate insieme alcune ore alla settimana per oltre tre mesi (alcune di loro già da giugno), unendo le loro abilità manuali e creative per realizzare questo progetto comune. 

E c’è già chi ha chiesto di acquistare gli addobbi, cosa possibile ma dopo l’Epifania. Il ricavato andrà in favore del nostro Oratorio.

Freme d’attesa

Una poesia di don Daniele per il Natale del Signore che viene…

Freme d’attesa l’aere
Come un cielo in piena notte
Che brilla di piccole stelle lucenti
Nella rarefatta atmosfera

Freme d’attesa l’umanità
Assetata di gocce e rugiada
Radicata su un terreno ancor secco
Nell’aridità della vita

Freme d’attesa il mondo
Come in un campo, in battaglia
Che desidera pace
Nel rumoroso e doloroso baccano

Freme d’attesa il mio cuore
Che desidera finalmente incontrarti
Che tante cose sa d’aver errato
Nella trepida ricerca di Te

Questa attesa sei Tu nostro unico respiro
Acqua fresca di vita
Sollievo nel mondo
Abbraccio d’amore che viene

Buon Natale.

Avvisi 18-26 dicembre

Continua

Buongiorno Gesù (ore 7.30, elementari in Prepositurale, medie in Oratorio)

Preghiera serale delle famiglie, h 20.30, canale radio e YouTube dell’Oratorio

Concorso Presepi (iscrizioni in Oratorio)

Confessioni

Lunedì 18/12 dopo la Messa delle h 8.30 / h 15.00 / h 20.30

Martedì 19/12 h 20.30 adolescenti e scout

Mercoledì 20 h 14.30 medie / 16.15 elementari

Sabato 23/12 possibilità delle confessioni (mattina e pomeriggio)

Martedì 19/12

Consegna in Oratorio bollettino parrocchiale

Mercoledì 20/12

Esposizione del Santissimo nella chiesa della Guadalupe dalle h 8.30 alle h11.30

Giovedì 21/12

Messa dello sportivo, h 20.45 in Prepositurale

Venerdì 22/12

h 16.00 adorazione e Santa Messa nella Chiesa di S. Anna

Domenica 24 / VIGILIA DI NATALE

Sante Messe alle h 8.30 e 10.30. Sospesa la Messa delle h 18.00

h 20.30 Santa Messa per le famiglie in Prepositurale

h 20.30 partenza dalla chiesa di S. Anna per la Fiaccolata di Natale

h 23.15 Veglia e Messa nella Notte Santa

Lunedì 25/12 / NATALE

Alle h 8.00 e 9.00 Santa Messa in Casa Albergo

Alle h 10.30 e 18.00 Santa Messa in Prepositurale

h 16.00 Canto solenne dei vespri in Prepositurale

Martedì 26/12 / SANTO STEFANO

Santa Messa h 8.30 e 10.30

Mons. Camillo Carrara

Si cercano  nipoti e pronipoti di mons. Camillo Carrara.

I Frati Cappuccini hanno preso l’iniziativa di ricordare il Centenario della morte di mons. Camillo Carrara, avvenuta a Keren in Eritrea, con la pubblicazione dei suoi scritti e altro.

Gli stessi chiedono ai nipoti e pronipoti se conservano ancora lettere e scritti suoi. Nel 1991 gli stessi vollero porre una lapide in memoria di mons. C. Carrara nella cappella del cimitero di Albino, mentre la tomba è nella cattedrale di Asmara in Eritrea.

E’ dunque importante rintracciare gli stessi discendenti: anche chi è a conoscenza dell’identità di Carrara “Capelù” è pregato di segnalarlo in casa parrocchiale.

Moroni e la sua terra

Quattro video alla scoperta del grande artista in un viaggio tra Albino, Bergamo e Brescia.
Proponiamo i primi tre video, realizzati da Sky Arte, che anticipano e accompagneranno il grande evento espositivo milanese “Moroni (1521 – 1580) Il ritratto del suo tempo” dedicato a Giovan Battista Moroni. La mostra sarà aperta al pubblico dal 6 dicembre 2023 al 1 aprile 2024 alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala. Di seguito il primo video dedicato ad Albino.

ISCRIZIONI CRE 2023 #TUxTUTTI

ISCRIZIONI CRE 2023 #TUxTUTTI
Dal 26 giugno al 21 luglio

➡️ Scannerizza il QR code per effettuare la preiscrizione online o passa in Oratorio a ritirare il modulo.

🧑🏻‍💻 Puoi trovare tutte le informazioni anche sul sito www.oratorioalbino.it

🗓️ Lunedì 22 maggio alle ore 18.30 verrà presentato in Oratorio il programma del CRE.

cregrest #cre2023 #oratorioalbino

C’è un posto tutto per te!

In occasione della “Settimana della Cultura – Nella Città di Tutti”, ti accompagneremo alla scoperta di preziose curiosità e luoghi ricchi di arte, storia e fede, aperti straordinariamente per l’occasione: l’Archivio parrocchiale e la Biblioteca del Clero; la Cappella della Comunità nella Prepositurale di San Giuliano; il Coro delle Carmelitane nella Chiesa di Sant’Anna.

Guarda il filmato di presentazione

Giornata per la Vita 2023

Le iniziative promosse dalla nostra comunità

Domenica 5 febbraio si celebrerà in tutta Italia la 45a Giornata nazionale per la vita.
Per tutta la giornata di Domenica (e anche sabato 4 febbraio in concomitanza con la S. Messa prefestiva in Prepositurale e al mattino nel porticato della chiesa di Sant’Anna) verrà riproposta l’iniziativa di sensibilizzazione ai temi della vita e di sostegno a progetti di aiuto alla vita.
In tutte le chiese della Parrocchia di Albino dove si celebreranno le Ss. Messe (Prepositurale di San Giuliano, Frati Cappuccini, Madonna del Pianto, Madonna della Concezione e Madonna di Guadalupe) si vivranno - durante le celebrazioni - alcuni momenti di riflessione sui temi della vita e a tutti i presenti sarà consegnato il messaggio “La morte non è mai una soluzione (...)” che i Vescovi italiani hanno preparato per la Giornata per la Vita di quest’anno, pubblicato qui a fianco.
Fuori dalle chiese sarà possibile prendere un vasetto di primule e lasciare un’offerta libera, il cui ricavato servirà per sostenere iniziative in favore della vita.
Nella settimana che precederà la Giornata per la vita, da lunedì 30 gennaio a sabato 4 febbraio, presso il santuario della Madonna di Guadalupe, si pregherà per la vita con il Rosario meditato tutte le mattine alle ore 7.30 prima della S. Messa delle 8.00.

L’impresa di Gustavo Carrara

Un fatto, con protagonista un albinese, venuto alla luce in occasione del Giorno della memoria di quest’anno.

di Angelo Calvi

Gustavo Carrara, morto a 92 anni nel 2016, anno in cui è stato ricordato su queste pagine, merita un ulteriore ricordo per un’impresa, di cui è stato protagonista in gioventù e che è stata conosciuta solo di recente. L’hanno ricordata i figli e se ne sono trovati riscontri.
Beneficiaria del suo coraggio è una coppia di ebrei che erano internati ad Albino dal 16 marzo 1942 (nella foto): Mstowski Susi (Susie, Sprinza), nata il 23-11-1920, e Neumann Wolfgang, nato il 21-2-1914, lei polacca, lui tedesco. Giunti a Milano dai loro paesi per sfuggire alla persecuzione nazista contro gli ebrei, qui si erano conosciuti e sposati in attesa di emigrare negli USA, ma in Italia, per le leggi razziali fasciste erano stati, con le loro famiglie, prima deportati in un campo di concentramento in Calabria, poi internati “liberi” a Serina e quindi ad Albino. Della loro vita precedente si parla anche in un libro, opera del professor Antonio Spinelli, Vite nell’ombra, 2022, che si rifà a Rosa Stavsky Ivankowski, Not Enaough Points, 2009, scritti di una sorella di Susi.
Gustavo li conosce quando abitano ad Albino in via Umberto I (ora via Mazzini) al n. 2, mentre la sua casa era a metà della stessa via. Gustavo raccontò ai suoi figli che, un ebreo, musicista, per mantenersi dava lezioni a giovani di Albino. Fra questi era Gustavo, classe 1924, che gli portava, ogni lezione, un pane bianco per Susi che era rimasta incinta. Gustavo imparò a suonare con il violino la Czardas di Monti.
La famiglia di Susi era internata a Piove di Sacco, in provincia di Padova, ma si poterono incontrare fra loro pochissime volte; i due andarono là e qui venne la sorella Rosa, ancora vivente, più giovane di 10 anni rispetto a Susi, dopo aver ottenuto le autorizzazioni delle autorità fasciste con tanto di foglio di via.
Quando, dopo l’8 settembre 1943, in Alta Italia si costituì la Repubblica Sociale Italiana occupata dall’esercito nazista, la soluzione finale del problema ebraico voluta da Hitler si avviò anche qui al compimento. I due stranieri sapevano che cosa voleva dire: deportazione in Germania per ignota fine. 
Quando il capo dei fascisti albinesi, ricorda ancora Rosa, li avvertì che avrebbe dovuto arrestarli, probabilmente, l’indomani, entra in scena Gustavo, già appassionato di montagna, attivo nella sezione del Club Alpino Italiano di Bergamo, con certezza dal 1945, che propone un percorso di fuga in montagna verso la Svizzera, da Albino, via Selvino, così ricordano i figli, prima tappa a Serina.
Partono il 4 ottobre. «Il 4 ottobre 1943 fuggii da Albino via Tirano a Campocologno, dove incontrai le guardie di frontiera svizzere.  Il passaggio della frontiera avvenne alle ore 07:00 nei pressi di Campocologno. Sono fuggito dall’Italia per paura di essere deportato dai tedeschi».  Questa è la traduzione della dichiarazione in tedesco rilasciata da Wolfgang alla polizia svizzera l’11 ottobre 1943; l’originale è stato trovato presso l’Archivio Federale Svizzero.
Dal Questionario compilato da Susi per la polizia svizzera risulta che furono a Campocologno l’8-10-1943. Tre giorni di cammino da Albino (300 m. sul livello del mare), Selvino (1000 s.m.), Serina (800 s.m); quindi probabilmente in Val Brembana S. Giovanni Bianco (450 s.m.), Passo S. Marco (2000 s.m.), in Valtellina Morbegno (300 s.m), Tirano (400 s.m), Passo di Lughina (1500 s.m.), Campocologno (500 s.m.).
«Mia sorella ha raccontato come era pesante a lei di camminare. Ma erano fortunati. C’era sempre qualche d’uno che ha aiutato» testimonia per scritto la sorella Rosa, il 27 novembre 2022. Gustavo, si sa, era arrivato con loro fino in Valtellina.
«Gli svizzeri li fecero passare perché Sprinze (Susi, n.d.r.) era incinta» scrive il prof. Spinelli citando memorie della sorella Rosa.
Il 18 gennaio 1944 a Losanna nasce il primo figlio, Daniel. Oggi, a 79 anni, si può riconoscergli il titolo di cittadino onorario di Albino. Il 6 ottobre 1945 a Vevey nasce il secondo figlio. Nel 1947 la famiglia lascia la Svizzera per gli U.S.A. Da qui Wolfgang informa Gustavo.
Oggi pure ci si può chiedere perché questa storia di coraggio emerga ad Albino solamente dopo 80 anni.
Si può avanzare l’ipotesi che Gustavo sia uno di quelli per i quali, come diceva Gino Bartali, “il bene si fa e non si dice”. E fu il suo modo di fare in tutto il suo quotidiano. Un’altra spiegazione si può trovare nel fatto che, nel decennio seguente ai fatti, gli italiani furono interessati a rinascere e ricostruire. E dimenticare la guerra e il fascismo. E con esso l’antifascismo.
Questa memoria tardiva di un’impresa dimenticata non costruisce certo una cultura diffusa e condivisa, ma vuole almeno ricordare che “l’antisemitismo e l’anti giudaismo sono l’archetipo del pregiudizio” (Elena Loventhal, La stampa 14-10-2022), e di ogni discriminazione.
La coppia di ebrei che erano internati ad Albino dal 16 marzo 1942

Solo per i tuoi occhi

di Nerussia Gogch 

Con lui c’è stato solo un cenno. Attraverso la strada. Oltre la siepe. Uno scambio di informazioni. La richiesta di portare ossequi. Sarà dovere!
Così per anni. I suoi ultimi. Ma fin dai primi. Per un motivo o l’altro è stato parte della famiglia. Per la montagna con i miei genitori. Per il lavoro con gli zii. Per lo sci con le sorelle e i fratelli. Per la casa con i nonni.
Per alcuni anni visse in casa della sua nonna materna, con le zie, le cugine. Maria. Talvolta passo a salutarla. Tra le chiacchiere lascia scivolare aneddoti. Di suo cugino. Persona impegnativa. Persona di passioni. Famiglia, lavoro, montagna, fotografia e la musica.
Ma quest’ultima. Mai condivisa con nessuno. Neppure con uno dei suoi figli. Che chiedeva. Cui rispondeva: “la musica o ce l’hai nel sangue, o’ è inutile impararla”. C’est le fil rouge.
Case. Luoghi. Sono uniti dai passi di persone. Lungo vie e sentieri. Cadenzati da date. I fatti sono riscontrati in documenti. In archivi. Al di qua e al di là delle Alpi, oltre l’Oceano. Ma c’è un groviglio di coincidenze, con salti tra passato e futuro, da far paura. Nulla a che vedere con quella che hanno provato in 3.
Tutto cambia. Ma. Tutti partiamo ultimi in famiglia. È una vita che vado in montagna.


I 2. Marito e moglie stavano nella casa rosa con torretta con ricami liberty infossata dietro quel pentolone del comune. Ai tempi erano in ombra della torre dell’orologio razionalista. Giusto per contribuire all’umidità di quel luogo. Già malsano di suo. 2 metri sopra il livello dell’acqua del torrente. Batteva il tempo. Impartito dal balcone della sede del partito. Irreggimentava la vita. Tutti in riga! Nessuno che osasse fare un passo falso. Altrimenti giù botte. Quanto è difficile dire no. Avevano girato per altre 2 case. In paese. Ricevevano dal governo un sussidio. Per l’affitto. Che non bastava. E per mangiare. Lei la metà di lui. Fin da allora. Un sistema meticoloso teneva di conto. Controllava ogni loro movimento. Tracciava ogni spostamento. Prendeva nota. Scriveva. Trascriveva. Spediva. Archiviava.
Sapere sempre dove fossero tornò utile. A chi a capo del sistema fu messo con le spalle al muro. Render loro la vita impossibile era una cosa. Spedirli in un posto dove gliel’avrebbero tolta era tutta un’altra storia. Si tolse dall’impiccio. Li avvisò che il giorno dopo li avrebbe presi. E il successivo sospese le spese. Quindi?
Lui dopo un anno di medicina. Dopo aver conseguito la laurea in lettere e filosofia. Dans Ville Lumière. Aveva studiato violino. Lei aveva frequentato istituti superiori di chimica cosmetica. Lui dava lezioni di musica. Lei aveva trovato un farmacista che applicava le sue formule.
Hanno ascoltato 2 generazioni di musica avvenire. Lui ha conosciuto la terza. Quella che se la salute ti accompagna è geneticamente definito che un essere umano possa incontrare. 3 generazioni. È il grado ascendente di indagine che il regime stabilì per perseguire la discendenza ebrea. Poi, per completare l’ordinanza, aggiunse mista. A occhio e croce. Ci siamo dentro in tanti. Pochi lo sanno.
A quel ragazzo vivace. Con la passione per la musica. Aveva esaminato le mani. Prima di partire a impartire lezioni. L’aveva redarguito. Inadatte per il violino. Aveva osservato. Forti, dalla presa sulla piccozza. Precise sul pezzo e leste al tornio. Aveva letto. Invitanti verso la consorte. Sicure con le delicate dei figli. Nel tempo. Pronte per gli amici. Tese con tutti. Sempre.
Quel suo allievo. Si era intignato d’imparare una variazione. Quella solo e soltanto. Tanto poi che una volta eseguita. Depose il violino e non lo suonò mai più. Era il mezzo. Dava pane bianco in cambio di note. Metterli al sicuro oltre il confine. Il fine.
Quel giovane andava in montagna. Così un po’ come tutti da queste parti. Aveva anche fatto carte false pur di iscriversi al più prestigioso dei club. Centro. Quando gli inglesismi vennero messi al bando. Quanti pignolismi. Quel giovane sapeva andare in montagna. Vi andrà sempre. Per 92 anni. Tanti quanti quelli del suo maestro. Senza mai saperlo.
Una lunga vita! Una buona vita?


In guerra 2 cose sono importanti. Scarpe e cibo. Prima le scarpe. Poi il cibo. Se hai le scarpe puoi andare alla ricerca di cibo. È sempre guerra. Primo Levi.
Ciascuno. Allaccia le proprie scarpe. Si diventa grandi quando si impara a fare il nodo alle scarpe. Chi fa il nodo in un verso chi nell’altro. Chi fa la galla con l’indice chi con il pollice. Poi ognuno cammina nelle proprie scarpe. Con il proprio passo.
In valle. Era un autunno mite. Questo dalle mappe e dai bollettini meteorologici di tempi di guerra archiviati. Ma ai 3 non era dato sapere. Sotto quali condizioni sarebbero dovuti partire il giorno dopo. Il violinista. Sua moglie in attesa di 6 mesi. L’allievo. 29. 23. 19. La loro età. Che razza di combriccola.
4.10.1943, Albino.
Vestì alla zuava. Infilò gli scarponi. In cuoio ingrassato dalla suola carrarmato. Piegò il collo del piede. Passò i lacci rossi dall’anima in midollino rivestita di cotone dentro i passanti, attorno i ganci bruniti. Una cima sfilacciata. Come sempre. Provò la presa sulla caviglia. Si attrezzò.
Prima delle avversità. Non sai quant’è il tuo coraggio. Se poi è cosa di famiglia. Nonna, zie, cugine, preparavano i pacchi per i partigiani. Tra loro un futuro zio. Scampato alla campagna congelata di Russia. Uno dei pochi.
Come se niente fosse. Se non una delle sue solite scarpinate tra le vette lì attorno. Uscì da quella casa. Dal portone accanto la bottega chiusa. Il droghiere non aveva preso la tessera del fascio. Anche lui un bell’esempio. 200 passi. Fino alla casa dei suoi 2 compagni di passeggiata. Per lui. Una sfacchinata. Per loro.
+700 metri in salita verso Nord. Attraversano Selvino. + o – in quota. Arrivano a Serina. Di nuovo. 5.10.1943. Scendono a Ovest. -200 fino a Cassiglio. Continuano in costa. Salgono fino a quota 2.000. Il passo San Marco. Quello della Serenissima. Repubblica millenaria. 6.10.1943. Affacciati sopra la glaciale Valtellina. Consegna ai 2 una mappa. Ha disegnato il resto del percorso. Ha segnato i punti d’incontro con altri. Come lui. Incoscienti. -1.700 sino al fondovalle. Da percorrere in lungo verso Est. 7.10.1943. Aspettano. Ai piedi dell’Alpe Lughina. Quota 400. Al momento giusto. Su fino a 1.500. Fine. Poi giù a 500. Inizio.
8.10.1943, Campocologno.
1 giorno in + di cammino = 1 giorno in - di paura. In 4 giorni divennero 2 uomini. Di lì a 2 mesi divenne madre.
Rimaneva il dubbio. Fino a un giorno del 1947. E allora a lui, guida lungo il sentiero, gli prese quella rarissima sensazione d’aver fatto la cosa giusta. I 4 erano affacciati allo skyline di New York. Loro 2 + 2 figli. Nati sous les terreaux de Chardonne. 1.1944, il primo. 10.1945, il secondo.
La vita di qualcuno parte in salita. Qui lo è stata fin da prima.


Talvolta. I figli lo sentivano mormorare quel motivetto. Lo riportava a quel giorno. Stay safe!. C’avevano messo su la pelle in 3. Mentre solo ritornava sui suoi passi. Quel brachelì de òs. Perfetto per studiarci anatomia. Ripeteva la variazione.
Una composizione in Re. Dal minore al maggiore e viceversa. Divisa in 7 parti. Ciascuna con tempo e tonalità propri. Andante Largo (1), seguito da un molto più veloce Allegro Vivo (2). Lo segue un movimento molto più lento e compunto Molto Meno (3), in re maggiore. Rallenta ulteriormente in Meno, Quasi Lento (4). Poi improvvisamente cresce di velocità e ritorna a Re minore: Allegro Vivace (5). Rallenta in Allegretto (6) e si conclude con Molto Più Vivo (7).
Un contrasto continuo. Tra bene e male. Tra facile e difficile. Come tra musicanti. Nel compiacimento di chi dirige. Come la vita. Un su e giù. Come l’andare in montagna.
Dio sorride. Quando vede i suoi giocare bene.


La violinista attende! Il polso è sciolto. L’archetto è sospeso. Le corde tese. Un cenno. Musica. Czardas, di Vittorio Monti, 1904.
Ma tu lo sai suonare il violino?

Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani

Dal 16 al 28 gennaio 2023 è in programma la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani organizzata dall’Ufficio per l’Ecumenismo e dal titolo “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia (Isaia 1,17)”. 
Un appuntamento anche ad Albino, lunedì 23 gennaio alle 20.45, in San Bartolomeo.

Approfondisci da qui https://www.santalessandro.org/2023/01/14/preghiera-oltre-le-divisioni-la-settimana-per-lunita-dei-cristiani/

PALAZZINA LAF

MARTEDI’ 19 NOVEMBRE ORE 21:00

1997. Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento.

Durata: 99 minuti

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IL GLADIATORE II

DA VENERDI’ 15 NOVEMBRE A LUNEDI’ 18 NOVEMBRE

Anni dopo aver assistito alla tragica morte del venerato eroe Massimo per mano del suo perfido zio, Lucio (Paul Mescal) si trova costretto a combattere nel Colosseo dopo che la sua patria viene conquistata da parte di due tirannici imperatori, che ora governano Roma. Con il cuore ardente di rabbia e il destino dell’Impero appeso a un filo, Lucio deve affrontare pericoli e nemici, riscoprendo nel suo passato la forza e l’onore necessari per riportare la gloria di Roma al suo popolo. Preparatevi per un viaggio epico di coraggio e vendetta nella sanguinosa arena del Colosseo.

Durata: 190 minuti

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ORARI DI PROGRAMMAZIONE

VENERDI’: 21:00

SABATO: 21:00

DOMENICA: 15:00 // 21:00

LUNEDI’: 21:00

PREZZI

7,00€ (adulti)

5,00€ (ridotto, bambini fino ai 10 anni)

CATTIVERIE A DOMICILIO (WICKED LITTLE LETTERS)

MARTEDI’ 22 OTTOBRE ORE 21:00

1922. Una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra è teatro di un farsesco e a tratti sinistro scandalo. Basato su una bizzarra storia vera, Cattiverie a domicilio segue le vicende di due vicine di casa: Edith Swan (Olivia Colman), originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose Gooding (Jessie Buckley) turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose. Le lettere anonime scatenano una protesta a livello nazionale che scaturisce in un processo. Saranno le donne – guidate dalla poliziotta Gladys Moss (Anjana Vasan) – a indagare sul crimine, sospettando che le cose potrebbero non essere come sembrano.

Durata: 90 minuti

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IL ROBOT SELVAGGIO

DA VENERDI’ 18 OTTOBRE A LUNEDI’ 21 OTTOBRE

Il Robot Selvaggio è la storia di un robot di nome Roz, che dopo un naufragio, si ritrova su un’isola remota e selvaggia, dove deve lottare per la sua sopravvivenza. Roz riesce ad adattarsi al nuovo ambiente e impara molto dalla fauna selvatica dell’isola, instaurando un’amicizia con gli animali del posto, legando in particolare con un cucciolo d’oca rimasto orfano. Ben presto quella che era un’inospitale isola diventa la sua casa.

Durata: 90 minuti

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ORARI DI PROGRAMMAZIONE

VENERDI’: 21:00

SABATO: 21:00

DOMENICA: 15:00 // 17:00

LUNEDI’: 21:00

PREZZI

7,00€ (adulti)

5,00€ (ridotto, bambini fino ai 10 anni)

FUGA IN NORMANDIA (THE GREAT ESCAPER)

MARTEDI’ 15 OTTOBRE ORE 21:00

Ispirato a fatti realmente accaduti, il film mette in scena la “grande fuga” dell’ottantenne Bernie Jordan che, per il 70° anniversario dello sbarco in Normandia, scappa dalla casa di riposo in cui vive con la moglie per unirsi ad altri veterani di guerra e commemorare i compagni caduti. La notizia fa il giro del mondo e il veterano finisce in prima pagina. Ma in prima pagina, viene raccontata solo una parte della storia…

https://albino.18tickets.it

Durata: 96 minuti